VIDEO. Take it Slow – Il Friuli Venezia Giulia e il racconto della natura che cammina con le persone
I muri parlano. Quelli invalicabili o dolci della natura, quelli costruiti dagli uomini che attraversano il tempo e vengono scossi, a volte lacerati, dai terremoti. Si posa su un muro una pietra con una scritta che è una promessa, a Majano: in questi luoghi, ci troviamo a essere persone. Siamo all’Hospitale di San Giovanni. Il cielo sa quanto mi emozioni passare da qui, la terra ancora di più: perché quando tremò, arrivò fino in Lombardia il suo grido e io ero una bambina. Fu, a lungo, il mio peggior incubo e fuggivo dalle immagini in tv.
Ma oggi mi guardo attorno, leggo i segni, accarezzo con gli occhi ciò che è stato riparato, ricostruito. E quei muri della natura, le montagne innevate per accoglierci, le osterie calde come cuori, le danze che appena iniziano ti fanno sentire come Rossella O’Hara e sai che non resisterai, bensì ti unirai: i tuoi piedi, con calzature nuove fiammanti o nudi, scalpitano.
Voglio partire però da quella scritta, negli appunti di viaggio nel Friuli Venezia Giulia con Take it Slow e non voglio spendere troppe parole: ho già avuto la felicità di scrivere nel mio articolo su Identità Golose QUI. Il progetto dei 10mila passi che scaturisce da un’idea principe del dottor Lucio Mos: inviterò i miei pazienti a camminare con me, così lo faranno con me. Se lui e gli altri protagonisti di questa storia mi hanno trascinato nella danza delle riflessioni, è perché si sono presi questo carico generoso e quindi lieve: farò io il primo passo, porterò gli altri con me, camminerò insieme che sia in un bosco, nella vita o in una nuova iniziativa.
Possiamo essere persone, grazie a questo primo passo. E possiamo essere così profondamente natura.
Basta fermarsi, guardarsi negli occhi, ammirare monti e torrenti, cantare storie.
Mettersi a camminare insieme, è l’unica via per stare bene. Anche la natura è invitata: anzi, ci invita lei.